Fermi e i pesciolini d'oro


Il Professor Ugo Fano, allievo di Fermi, diceva di lui così: "Non solo era una geniale teorico*, un esperimantatore incredibilmente dotato, ma anche un fantastico organizzatore". Senza Fermi il programma "Manhattan", che costò 2 milioni di dollari (di allora) non sarebbe finito con un successo. .

Nell'estate del 1934 gli allievi di Fermi conducevano ricerche sulla radioattività artificiale, in ordine alfabetico Al, Ag, provocata dall'assorbimento di neutroni. Tuttavia,  dopo aver informato Fermi, non furono capaci di ripetere questi risultati - sembrava che la radioattività (artificiale) dell'argento non comparisse, quando si portava l'esperimento dal provvisorio tavolo in legno ad un tavolo di marmo.

Enrico Fermi, gettata un'occhiata all'esperimento, per rallentare i neutroni usò non piombo, ma paraffina. Il pomeriggio dello stesso giorno (22.10.1934) sulla strada dei neutroni si pose un acquario con dei pesciolini d'oro [1]. Si apriva la strada al reattore nucleare.

La pila di Fermi funzionò il 2.12.1942 nel laboratorio sotto lo stadio universitario  a Chicago


Fermi (e Dirac) danno il nome alla statistica quantistica così come alle stesse particelle che vi sottostanno (fermioni), di conseguenza anche al livello energetico nello stato solido e alla superficie che definisce questo livello ed anche al modello degli atomi  pesanti (Thomas-Fermi).
Fermi spiegò il decadimento ß, previde il neutrino e giocò un ruolo importante nella formulazione matematica dell'elettrodinamica quantistica.  


Dopo aver ritirato il premio Nobel (1938) non tornò in Italia (la moglie era di origine ebrea); diventò coordinatore scientifico del progetto "Manhattan" - cioè della costruzione del primo reattore,  e poi della bomba atomica.

Il più grande centro di ricerca nucleare negli USA, a Batawia, si chiama "Fermilab".


Vedi anche: [1] A. De Gregorio, Sapere, Aprile 2002

traduzione italiana: Paweł Karwasz



 
 
 Si dice che Fermi, durante la prima prova d'esplosione (16.07.1944, Los Alamos) valutò egli stesso la sua forza, gettando in aria una manciata di pezzettini di carta e misurando dove sarebbero caduti.


Morendo,  all'ospedale, annotava scrupolosamente il diario della malattia (causata dalle radiazioni), come se stesse ancora conducendo un esperimento.







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